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IL COLESTEROLO

dieta colesterolo altoIl COLESTEROLO è all’origine di disturbi che, soltanto in Italia, causano circa 250 mila decessi all’anno. Nemico delle arterie, lavora indisturbato per anni, complici i cibi ricchi di grassi saturi, lo stile di vita sedentario e una certa predisposizione. Si chiama colesterolo. Salute ha chiesto ad alcuni tra i massimi esperti del nostro paese di fare il punto sul “killer silenzioso”.

LE CONSEGUENZE DEL COLESTEROLO ALTO

Ne parla Rodolfo Paoletti, direttore dell’ Istituto di Scienze Farmacologiche dell’Universita’ di Milano. “Il colesterolo e’ il fattore di rischio principale di malattie cardiovascolari su base arteriosclerotica e uccide circa il doppio di tutti i tumori. Le principali conseguenze sono l’ infarto del miocardio, l’ ictus e le arteropatie degli arti inferiori, ossia il 50 per cento di tutte le patologie. Il prolungamento della vita media e’ all’ origine dell’ aumento di infarti soprattutto tra le donne: fino ai 50 anni gli infarti tra le donne sono sei volte meno frequenti rispetto agli uomini; dopo i 70-75 la loro incidenza cresce nel sesso femminile, che dopo la menopausa non e’ piu’ protetto dagli estrogeni. I soggetti infartuati sono persone ad alto rischio di morte cardiovascolare. Per questo e’ importante ridurre il colesterolo in maniera drastica con l’ aiuto di farmaci, in particolare le statine, tra chi e’ stato gia’ colpito dalle sue conseguenze ed e’ per prevenirle che bisogna ridurre il colesterolo nella dieta, tenendolo costantemente sotto controllo”.
FATTORI DI RISCHIO E CONTROLLO: ne parla Gianfranco Pagano, direttore del Dipartimento di Medicina Interna dell’ Universita’ di Torino. “Le cause primarie dell’ ipercolesterolemia sono le piu’ difficili da studiare. Esistono due rare forme genetiche conosciute, la omozigotica (che colpisce una persona su un milione) e l’ eterozigotica (1 caso su 600-1000 persone), che sono dovute a un deficit del recettore delle Ldl, il cosiddetto colesterolo cattivo, per cui il colesterolo non viene metabolizzato e resta in circolo nel sangue. Per queste forme una soluzione e’ la plasmaferesi, ossia l’ eliminazione dal sangue delle Ldl con l’ aiuto di appositi apparecchi. Le forme piu’ diffuse sono pero’ quelle poligenetiche, i cui geni non sono stati ancora identificati, ma su cui agiscono meglio la dieta ed eventualmente i farmaci. Linee guida internazionali concordano che se un individuo presenta trigliceridi, colesterolo e Hdl a livelli normali deve iptere l’ esae gni 3-5 anni.
Se i livelli sono invece elevati si procede a impostare una dieta.
Dopo 3-6 mesi di nuova alimentazione, se i valori restano elevati si avvia la terapia farmacologica. L’ obiettivo e’ mantenere il livello di Ldl a 160, ma e’ accettato fino a 190, se non ci sono altri fattori di rischio, sotto i 160 in presenza di altri fattori (familiarita’ , fumo, ipertensione, diabete) e sotto i 100, e fino ai 130, se il soggetto ha gia’ avuto un infarto”.

GLI STUDI PIU’ RECENTI SUL COLESTEROLO E LA FARMACOLOGIA

Ne parla Mario Mancini, ordinario di Clinica Medica all’ Universita’ Federico II di Napoli. “Gli studi degli ultimi anni hanno definitivamente superato gli scetticismi riguar’ do all’ importanza della correzione dell’ ipercolesterolemia, soprattutto in presenza di altri fattori di rischio, o di conclamata patologia coronarica. Il cosidetto studio 4 S (Scandinavian Sinvastatin Survival Study), ad esempio, e’ stato effettuato su circa duemila persone gia’ infartuate, o che comunque presentavano segni clinici di sofferenza coronarica, alle quali sono state somministrati 20 milligrammi al giorno di statine per 5-6 anni. Ebbene, si e’ provato che e’ possibile ridurre di circa il 40 per cento la mortalita’ coronarica e del 30 per cento la morte per tutte le cause con il controllo farmacologico dell’ ipercolesterolemia. L’ altra grande ricerca e’ quella CARE, coordinata da cardiologi di Boston, su persone con infarto ma con colesterolemia normale. Anche in questo caso l’ intervento terapeutico ha contribuito a ridurre del 25 per cento l’ incidenza di infarti fatali e non, e del 30 per cento anche gli ictus. E altrettanto importante e’ stato lo studio effettuato da ricercatori di Glasgow su circa 6 mila ipercolesterolemici che non avevano mai avuto episodi coronarici. La metà del gruppo, trattato per cinque anni con 40 milligrammi al giorno di pravastatina, aveva una diminuzione del 30 per cento circa di infarto o di morte coronarica rispetto all’ altra metà del gruppo alla quale era stata somministrato il placebo, cioè un prodotto inerte”.

SENZA IL COLESTEROLO NON C’ E’ VITA

NON tutto il colesterolo viene per nuocere. Anzi, senza di esso le cellule del corpo non potrebbero vivere normalmente. Perciò tutti abbiamo il colesterolo nel sangue. E oltre che nel sangue, esso è presente nei tessuti, nei grassi e negli olii animali, nella bile, nel tessuto cerebrale, nel latte, nel tuorlo d’ uovo, nelle guaine mieliniche delle fibre nervose, nel fegato, nel rene e nelle ghiandole surrenali. Ma cos’ è e a cosa serve? Il colesterolo è un lipide complesso, sintetizzato per la maggior parte dal fegato e assunto in forma inalterata dai cibi. Costituisce la materia prima per la produzione di ormoni steroidei (estrogeni, androgeni, cortisolo, ecc.) ed è, inoltre, componente essenziale di tutte le membrane cellulari. Le membrane, infatti, sono formate da lipidi e proteine: grazie alla loro costituzione permettono alla cellula di mantenere la sua individualità, senza sciogliersi nel mondo acquoso circostante, e di proteggere l’ interno della cellula. Il colesterolo viene distribuito a tutte le cellule tramite il trasporto sanguigno delle lipoproteine. Per questo, la misurazione nel sangue di particolari classi di lipoproteine fornisce un’ idea più precisa dei livelli di colesterolo presente: queste sono note come Hdl (High density lipoproteins, lipoproteine ad alta densità) e Ldl (Low density lipoproteins, lipoproteine a bassa densità). Le prime veicolano il colesterolo nel sangue svolgendo un’ azione protettiva nei confronti dell’ aterosclerosi (perciò si parla di “colesterolo buono”), contrariamente alla frazione di colesterolo veicolato dalle Ldl, detto anche “colesterolo cattivo”, che aumenta il rischio di ateromatosi. In condizioni fisiologiche la colesterolemia totale è di 150-280 milligrammi per 100 cc e risulta dalla somma di colesterolo libero ed esterificato (in associazione cioè con acidi grassi a catena lunga). Ma troppo colesterolo (ipercolesterolemia), può essere dannoso: il corpo non sa cosa farne e allora lo deposita nei tessuti adiposi o lo manda in circolo, incrostando le arterie e accrescendo il rischio cardiaco.

TOLLERANZE, PREGI E DIFETTI DEI FARMACI PRINCIPALI

QUANDO la dieta e il trattamento non farmacologico non bastano è necessario ricorrere alla terapia farmacologica. Ecco una rassegna delle principali sostanze disponibili.
Inibitori dell’ Hmg-CoA reduttasi – Si chiamano pravastatina, simvastatina, fluvastatina: e sono farmaci che agiscono sull’ enzima che accende la reazione limitante nella sintesi del colesterolo. Se assunte una volta al giorno, queste sostanze sono in grado di ridurre la concentrazione di colesterolo LDL e di trigliceridi nel sangue, e possono determinare un aumento del colesterolo HDL. Non solo: alcuni studi controllati in pazienti con atrosclearca hanno dimostrato che un trattamento a base di queste sostanze per due o quattro anni è in grado di rallentare la progressione della malattia, quando non di ridurre addirittura le lesioni coronariche. Questi farmaci, inoltre, sono generalmente ben tollerati.
Sequestranti degli acidi biliari – La colestiramina e il colestipolo abbassano le concentrazioni di colesterolo LDL. Si tratta di farmaci efficaci se il colesterolo è moderatamente elevato, ma possono rivelarsi insufficienti nei casi più gravi. Gli effetti collaterali di queste sostanze comprendono stipsi e disturbi digestivi, che per tendono a regredire col tempo.
Niacina – La niacina, o acido nicotinico, è una vitamina del gruppo B. Sebbene il meccanismo non sia noto, la niacina determina una diminuzione dei trigliceridi e del colesterolo LDL, mentre fa aumentare il colesterolo HDL del 20-40 per cento. Tra gli effetti collaterali più frequenti, prurito, vampate al volto e disturbi gastrointestinali.
Derivanti dell’ acido fibrico – Fenofibrato, benzafibrato e ciprofibrato sono efficaci nel ridurre i trigliceridi e nell’ aumentare il colesterolo HDL del 10-20 per cento. In genere questi farmaci sono ben tollerati.
Probucolo Questo farmaco può ridure il colesterolo LDL, ma ha lo svantaggio di ridurre anche le HDL. I suoi effetti collaterali sono per lo più di tipo gastrointestinale.

Glossario dei termini ricorrenti

I TERMINI più ricorrenti dell’ argomento colesterolo: Aneurisma: in un’ arteria, la formazione di un aneurisma, dilatazione di un viscere, può essere la conseguenza di un indebolimento della parete a causa di una deposizione lipidica (ateromatosi) con elementi fibrosi (arteriosclerosi).
Arteriosclerosi: gruppo di patologie caratterizzate da ispessimento e perdita di elasticità delle pareti arteriose. L’ arteriosclerosi predispone ad accidenti vascolari.
Ateroma: deposito di lipidi (colesterolo) e di proteine fibrose nello spessore della parete di un vaso sanguigno. Può essere causa di trombosi, embolia e aneurisma.
Aterosclerosi: forma piuttosto comune di arteriosclerosi dovuta alla formazione nelle arterie di grosso e medio calibro (coronarie, ad esempio) di depositi giallastri a placca (ateromi) contenenti colesterolo.
Cardiopatia: indica genericamente una malattia del cuore a carico delle valvole, del miocardio, delle coronarie o del tessuto connettivo.
Colesterolemia: concentrazione del colesterolo nel sangue.
Grassi (o Lipidi): classe di composti chimici presente in tutte le forme di vita, caratterizzata da alto contenuto energetico e scarsa solubilità in acqua. Comprendono gli acidi grassi semplici (i trigliceridi) i glicolipidi, i fosfolipidi e gli steroidi (tra cui il colesterolo).
Lipoproteine: i grassi non potrebbero circolare nel sangue se non fossero accoppiati a sostanze capaci di aumentarne la solubilità in acqua. E viaggiano dunque in aggregati con proteine specializzate a questo scopo, le lipoproteine Hdl e Ldl.
Trigliceridi: lipidi formati da glicerolo e tre molecole di acidi grassi. Presenti nel sangue perché provenienti dai lipidi della dieta o dai carboidrati in eccesso, trasformati in trigliceridi per poter essere immagazzinati nel tessuto adiposo o grasso. Livelli elevati sono indizio di un’ alimentazione troppo ricca in calorie totali.
Trombosi: il trombo è un coagulo sanguigno dentro un canale di un vaso. Può incominciare in corrispondenza di una placca di ateroma il cui rivestimento sia andato distrutto. Può ostruire completamente un vaso o può sgretolarsi e formare emboli di piccoli dimensioni.

GLI ITALIANI? SUL COLESTEROLO NE SANNO ANCORA TROPPO POCO

CHI POTREBBE negare che l’ argomento “colesterolo” è uno dei più ricorrenti a casa, sull’ autobus, tra colleghi e amici? Secondo un’ indagine della Cra Nielsen, su 4790 italiani dai 18 in su, il 67 per cento ha presente il problema e lo considera tra i principali fattori di rischio. Alla domanda: Avere il colesterolo alto nel sangue con quali conseguenze si associa? Il campione ha risposto: essere a rischio di una grave malattia cardiovascolare (53,3 per cento), essere grassi (31,4 per cento), bere troppi alcolici (6,1 per cento), avere una malattia del sangue. Il colesterolo elevato è dunque considerato uno dei principali fattori di rischio cardiovascolare, assieme a pressione arteriosa elevata (52,1 per cento), sovrappeso (51,7 per cento), fumo (44,5 per cento) e vita sedentaria (15,4 per cento). La prevenzione interessa più le donne, soprattutto dopo i 60 anni, che riconoscono l’ importanza di dieta e farmaci. E, non a caso, negli ultimi anni, per accertare il valore del colesterolo nel sangue si è sottoposto ad analisi il 47 per cento degli intervistati, donne per il 50,7 per cento. Tra chi invece non ha eseguito esami si registra un picco tra gli uomini (55 per cento), soprattutto nella fascia di età compresa tra i 18 e i 28 anni (65 per cento). Ne emerge che ha il colesterolo alto il 10 per cento degli intervistati, nella norma il 60 per cento, mentre il 30 per cento non lo sa. Per tenere la situazione sotto controllo si ritiene utile modificare, innanzitutto, le abitudini alimentari (87 per cento), aumentare l’ attività fisica (29 per cento), prendere farmaci se la dieta non basta (24,2 per cento), fare una visita cardiologica ogni sei mesi (20 per cento), smettere di fumare (13,5 per cento), prendere farmaci comunque (9 per cento). Il 17 per cento del campione ha adottato negli ultimi anni precauzioni alimentari, riducendo i cibi grassi (il 9 per cento), i formaggi (13 per cento), i fritti (7 per cento), i dolci (3 per cento). Ma i tabù alimentari sono ancora molto diffusi.
Secondo un sondaggio dell’ Intermatrix, la carne rossa farebbe ingrassare, i latticini e i dolci pure. Si eliminano dalla dieta le uova al tegamino, ma poi si mangiano dolci, gelati e tagliatelle che contengono elevate quantità di colesterolo. Dimenticando spesso che il problema colesterolo non deriva tanto da cosa mangiamo, ma quanto e come lo mangiamo.

Fonte: Repubblica — 03 aprile 1997

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