Archivio mensile:Ottobre 2008

Colesterolo “buono”? Buono anche per la memoria

Il colesterolo HDL, ovvero quello delle lipoproteine ad alta densità che portano via il colesterolo dal sangue trasportandolo negli organi che lo richiedono, ha una funzione protettiva e molti cercano di tenerne alto il livello per ridurre il rischio di malattie cardiovascolari; la sua azione protettiva potrebbe però arrivare sino al cervello. Una ricerca congiunta inglese, francese e finlandese mostrerebbe infatti che a livelli più alti di colesterolo HDL corrispondono migliori performance nei test di memoria. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Arteriosclerosis, Thrombosis and Vascular Biology.

I ricercatori hanno misurato i livelli di colesterolo totale, HDL e trigliceridi di 3600 impiegati britannici prima di sottoporli ad un test di memoria per due volte, a sei anni di distanza: a 55 e a 61 anni. L’esercizio consisteva nel leggere 20 parole e scrivere in due minuti quelle che erano riusciti a memorizzare. I risultati hanno mostrato che le performance migliori erano quelle di chi aveva un livello di colesterolo HDL più alto.

Inoltre quei soggetti che nel tempo mostravano una diminuzione di questo tipo di colesterolo nel sangue, avevano anche performance peggiori nel secondo test di memoria rispetto al primo. Dunque occorre cercare di aumentare e mantenere a buoni livelli questa molecola nel sangue, ma come fare? Innanzitutto più sport e attività fisica, poi niente sigarette (il fumo abbassa i livelli di HDL). Inoltre, tenere sotto controllo l’alimentazione: meno cibi ad elevati valori di grassi saturi, non esagerare con i carboidrati, via libera a verdure e legumi.

Fonte: Singh-Manoux A et al. Low HDL Cholesterol Is a Risk Factor for Deficit and Decline in Memory in Midlife. The Whitehall II Study. Arteriosclerosis, Thrombosis, and Vascular Biology 2008; published online before print, doi: 10.1161/ATVBAHA.108.163998.

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Pistacchi per aperitivo? Buoni per controllare il colesterolo

Il consumo di pistacchi abbassa il rischio di malattie cardiovascolari in soggetti sani e che, ovviamente, non hanno alcun problema di allergie alimentari. Il fattore di protezione esercitato dai semi dell’albero del pistacchio, ormai re degli aperitivi, sarebbe dose-dipendente. Questo almeno quanto sostiene una ricerca condotta da un gruppo di ricercatori del Beltsville Human Nutrition Research Center e pubblicata sull’ultimo numero della rivista American Journal of Clinical Nutrition.

I ricercatori hanno disegnato uno studio clinico randomizzato e controllato in cui sono stati proposti ai volontari tre diversi tipi di diete che fossero mirate ad abbassare il colesterolo. Una di queste diete prevedeva di ridurre l’apporto di acidi grassi saturi a favore dei grassi monoinsaturi o polinsaturi. Come fonte di grassi mono e polinsaturi nella dieta sono stati scelti proprio i pistacchi, che sono un alimento di uso comune nell’alimentazione d’oltreoceano.

I ricercatori hanno verificato che un’alimentazione in cui si sostituiscono i grassi che causano l’ipercolesterolemia (cioè i grassi saturi) con quelli mono e polinsaturi può ridurre il colesterolo e con esso il rischio cardiovascolare. In questo senso i pistacchi sono un alimento ricco in acido oleico, un antiaterogeno, e acido linoleico, un antiossidante. In una corretta alimentazione bisognerebbe assumere ogni giorno 60-70 grammi di grassi, di cui 10-15 grammi di grassi saturi, 24-40 grammi di monoinsaturi e 10-15 di polinsaturi. Questo lascia intendere che i semi di pistacchio fanno bene se se ne mangia una quantità che rispetti questo tipo di assunzione. Perché la regola è sempre non eccedere, variare l’alimentazione e fare attività sportiva in modo da consumare ciò che si assume.

Fonte: Gebauer SK et al. Effects of pistachios on cardiovascular disease risk factors and potential mechanisms of action: a dose-response study. American Journal of Clinical Nutrition 2008.

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