Archivio mensile:Luglio 2007

Colesterolo alto: quando si possono evitare i farmaci?

Sono circa 13 milioni gli italiani con troppi grassi nel sangue. Il 25 per cento della popolazione femminile ed il 21 per cento degli uomini. Questi i dati discussi in occasione della giornata conclusiva del XX Congresso Nazionale della Società Italiana per lo Studio dell’Aterosclerosi, tenutosi a Bologna. Il colesterolo alto è uno dei principali, e più facilmente riscontrabili fattori di rischio cardiovascolare. Secondo gli esperti una buona parte delle persone che soffre di ipercolesterolemia, tutti quelli soggetti a prevenzione primaria, non necessita di interventi farmacologici, ma di autoregolarsi assumendo stili di vita più sani. Ciò significa in primis controllo dell’alimentazione con diete a basso contenuto di grassi ed attività fisica regolare. Non più di mezz’ora al giorno di moto. Il controllo del colesterolo tramite stile di vita è tra l’altro l’unico a garantire l’aumento del colesterolo HDL (il cosiddetto colesterolo buono).

In tema di alimentazione si è parlato nelle ultime relazioni presentate di integratori alimentari, un valido aiuto di tipo non farmacologico al controllo dei livelli di colesterolo. I prodotti più validi sono basati sui fitosteroli, molecole vegetali contenute dagli olii vegetali, come l’olio d’oliva, di mais o di soia, ed ancora da frutta secca e dai legumi in genere.

La dottoressa Graziana Lupatelli, dell’équipe del professor Elmo Mannarino dell’Università di Perugia, dichiara: “Vista la bassa presenza di queste molecole in natura gli steroli sono stati addizionati ad una vasta gamma di alimenti, e tra i principali ricordiamo la margarina, lo yogurt ed il latte. Secondo i nostri studi l’assunzione di una quantità di steroli vegetali compresa fra 1 e 3 grammi al giorno per alcune settimane aiuta a ridurre il colesterolo. La riduzione testata dopo due settimane è compresa tra l’8 ed il 15 per cento, che è senza dubbio un ottimo risultato. In pratica gli steroli vegetali rimpiazzano il colesterolo nelle micelle e ne riducono l’assorbimento intestinale: impegnando i recettori specifici del colesterolo. Gli steroli vegetali fanno in modo che il colesterolo, anziché essere assorbito, venga eliminato con le feci. Per far capire alle persone, con un semplice esempio, assumere 1,6 grammi di steroli è come consumare 7 kg di arance. Il consiglio è di assumerli subito dopo i pasti principali. E la nostra principale raccomandazione è quella di non pensare di poter sostituire con questi prodotti una dieta corretta a basso contenuto di colesterolo. Chi prende lo yogurt o il latte arricchito di fitosteroli dopo non può pensare di “rimpinzarsi” di cibi come burro o patate fritte, ricchi di grassi saturi che vanno assolutamente evitati.”

Fonte: XX Convegno Nazionale della Società Italiana per lo studio dell’Aterosclerosi. Bologna,16-19 novembre 2006.

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Novità nella cura dell’ipercolesterolemia familiare

L’inibizione di una proteina di trasporto dei trigliceridi potrebbe essere la chiave per una nuova terapia contro l’ipercolesterolemia familiare. L’inibitore testato è il BMS-201038, nome in codice di quello che potrebbe essere un farmaco sul cui utilizzo si baserebbe la nuova terapia. Lo sostiene un lavoro pubblicato sull’ultimo numero della rivista New England Journal of Medicine. Secondo quanto riportato dagli autori del lavoro, la terapia con l’inibitore BMS-201038 ha ridotto del 51 per cento la concentrazione di LDL nel sangue dei soggetti osservati.

Esistono due principali forme di ipercolesterolemia familiare: quella eterozigote e quella omozigote. Nel primo caso il gene che codifica per il recettore del colesterolo LDL, la forma del colesterolo che viene assorbito dalle cellule e che se è in eccesso si deposita sulle pareti delle arterie e per questo viene definito “cattivo”, è presente in un’unica copia funzionante e quindi presente in concentrazioni più basse. Per questo motivo la concentrazione di colesterolo nel sangue tende ad aumentare. Nel caso dell’ipercolesterolemia familiare omozigote il recettore del colesterolo LDL non si esprime; i soggetti affetti da questa forma di ipercolesterolemia sono costretti alla rimozione extracorporea delle LDL, di solito sviluppano la malattia dopo i venti anni e, se non si sottopongono a cure, non sopravvivono oltre i trent’anni.

I pazienti affetti da questa patologia ereditaria hanno valori di colesterolo nel sangue che variano dai 220 ai 550 mg/dl nel caso della forma eterozigote; per la forma omozigote si registrano concentrazioni di LDL che vanno dai 650 ai 1000 mg/dl.
“Per coloro che sono affetti da ipercolesterolemia familiare sarebbe veramente una svolta”, ha dichiarato Daniel Rader, uno degli autori dello studio.

Fonte: Cuchel M et al. Inibition of microsomal triglyceride transfer protein in familial hypercolesterolemia. NEJM 2007;356:148-56.

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La formazione di LDL stimolata dall’inquinamento

L’inquinamento atmosferico potrebbe essere un fattore di rischio per lo sviluppo di aterosclerosi e malattie cardiovascolari. Lo dimostra uno studio condotto da un gruppo di ricercatori della University of California di Los Angeles e pubblicato sull’ultimo numero della rivista Genome Biology. I ricercatori hanno utilizzato la tecnologia del microarray per verificare l’espressione di alcuni geni in seguito all’esposizione a micropolveri.

I microarray o DNA chip sono formati da moltissime molecole di DNA (detti sonde) depositate in una posizione nota su un supporto a formare una microgriglia (microarray, appunto) che consente di identificarle in modo univoco. Ogni sonda è costituita da un segmento di DNA a singola elica di un gene e, nel loro insieme, tutte le sonde di un DNA chip rappresentano tutti, o la maggior parte, dei geni di un organismo. Grazie a questa tecnica, i biologi hanno la possibilità di determinare i livelli di RNA in un campione di tessuto.

I ricercatori californiani hanno verificato che le micropolveri presenti nell’aria che si respira nelle zone inquinate aumentano l’espressione di quei geni che favoriscono l’ossidazione dei fosfolipidi che vanno a costituire le particelle di LDL (low density lipoproteins), il colesterolo cattivo. Favorire l’ossidazione di questi grassi facilita la formazione di LDL che, a sua volta, è un fattore di rischio acclarato per l’aterosclerosi.

Fonte: Gong KW et al. Air pollutant chemicals and oxidized lipids exhibit genome-wide synergistic effects on endothelial cells. Genome Biology 2007 (in press).

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